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8 Comments on “#106 – Non penso dunque sono – Scopri come smettere di pensare per liberarti dalla sofferenza, con il metodo di Andrea Magrin”

  1. Ho ascoltato con molto piacere questo podcast del simpaticissimo Andrea Magrin, e credo che il suo metodo sia senz’altro da provare, anche se mi rimane un dubbio: se la sofferenza è nel corpo, e con questo metodo puoi annullarla, se esse riguardava, per esempio, l’idea di ingiustizie che accadono nel mondo, una volta guarito il riflesso fisico, di queste non te ne importa più niente?

    1. Ciao Gabri, buona domanda! Probabilmente (dal mio punto di vista) non è l’ingiustizia nel mondo (o qualsiasi altra situazione) che provoca sofferenza, ma il modo in cui reagiamo ad essa. Si può essere interessati ad una cosa o coinvolti in essa anche senza soffrirne. Diciamo che se sai di non poter far nulla (ad esempio davanti a una ingiustizia) e vivi un senso di impotenza, questa può generare sofferenza se non la accetti. Se invece la accetti e sai che è inevitabile e non la puoi cambiare, non soffri perché non crea in te attrito. In teoria.
      In pratica però noi ci identifichiamo con le nostre sofferenze. Come dici tu: se ci sto male per le ingiustizie e guarisco la sofferenza, poi non ci sto più male per le ingiustizie? Esatto. Ma allora se prima ero quello che ci stava male per le ingiustizie, ora chi sono? Perdere la sofferenza significa perdere una parte della nostra identificazione e questo ci destabilizza, ci fa paura. Siamo molto legati al nostro personaggio, alla nostra maschera, anche quando è la maschera di Pierrot, quella che piange.
      Sta a noi decidere se vogliamo tenercela o liberarcene. In fondo chi lo ha detto che ridere è meglio di piangere? Sono tutte sfumature della forma umana. Se siamo molto sinceri con noi stessi possiamo riconoscere in cosa ci identifichiamo e decidere se tenercelo stretto o lasciarlo andare.
      Come dice Andrea, tutti possono cambiare, ma non tutti vogliono davvero farlo.
      Un abbraccio!

  2. Carissima Gabriella, grazie a Daria che mi ha segnalato la tua domanda, rispondo volentieri se mi permetti. Quello di cui parli, non mi ricordo se l’ho spiegato nell’intervista, io li chiamo guardiani. Si tratta della paura della paura. Di solito si nascondono in:
    – se tolgo questa sensazione poi divento insensibile
    – poi non aiuterò più nessuno,
    – poi succederà qualcosa…
    E’ un sistema di protezione dei loop, e di solito è il motivo per cui le persone sono disposte ad andare contro natura e a dare la vita per i propri loop e questa è anche la causa di qualsiasi conflitto esistente.
    Ecco perché ho messo 3 regole che se rispetti ti permetteranno di non farti “fregare” dai guardiani e liberarti dei loop sempre e con facilità.
    Le regole sono:
    Ogni cosa che esce dalla mente è una bugia.
    Senti dove lo senti
    Lasciala andare.

    Se fossi te e dovessi seguire queste regole e provare quello che provi tu verrebbe questa cosa:
    Se tolgo questo loop poi non lotterò più per le ingiustizie (o le persone non lotteranno più per le ingiustizie, insomma qualsiasi cosa ti faccia dubitare o aver paura)
    Senza badare se questa paura è “giusta” o “sbagliata”, osservi subito dove lo senti bypassando il dialogo interno.
    Una volta trovata l’origine del loop, faccio la pratica del rilascio senza pensare.

    Se segui questo processo rimuovi i loop e i guardiani.
    I guardiani possono essere molto potenti ma una volta appreso il metodo o affidandosi ad un operatore esperto, (che non crederà a nulla di ciò che dici) avrai un risultato sempre del 100% di rilascio e questo porta benefici che chi è vittima di un loop non può neppure immaginare.

    Una volta uscita dal loop non ti porrai più questa domanda, ma lavorerai come se l’ingiustizia non ci fosse, questo ti permetterà di non giudicare più le situazioni, e l’effetto sarà l’esatto opposto della paura, cioè parteciperai più attivamente a togliere le ingiustizie con estremamente più energia rispetto a prima.

    Trattenendo il loop sarai compartecipe delle ingiustizie, l’esatto contrario di quello che pensa la mente.
    Ringrazio nuovamente Daria e Maximiliam per il tempo che mi hanno concesso.

    1. Grazie Andrea, lo hai spiegato in maniera super chiara e impeccabile. Non avrei saputo trovare parole migliori 🙂

  3. Ciao Daria & Max, grazie per la risposta ho capito il punto, ma ho scelto un caso “generico” per non scendere nel personale, e, per esempio, se avessi scritto “se ti muore un figlio” la risposta sarebbe stata la stessa? Credo che il lavoro di Andrea sia valido, ma andrebbe approfondita la casistica…

    1. Cara Gabri, ho dei figli e capisco il senso della tua domanda. Credo che la risposta sia sempre la stessa. Andrea offre un metodo per liberarsi dalla sofferenza creata dalla mente. E’ un metodo antichissimo che Andrea ha codificato in una chiave moderna, adatta ai nostri tempi. Proprio come aveva fatto Italo, a modo suo. E’ uno strumento che possiamo decidere di utilizzare oppure no. Con questo metodo puoi riuscire a liberarti della sofferenza anche se ti muore un figlio. Se lo vuoi. Altrimenti ti tieni la sofferenza, la scelta è tua.
      Perdere un figlio o una persona cara è un’esperienza fortissima. E’ normale e umano provare dolore. Accade ogni giorno a milioni di persone, la morte è la cosa più normale del mondo, eppure per ognuno di noi è sempre una esperienza scioccante e dolorosa.
      Provare dolore è umano. Ma il dolore inizia e finisce, quando si esauriscono le cause di esso. La sofferenza creata dalla mente tende a esagerare questo dolore, a rinnovarlo, a conservarne attiva la memoria anche quando non esiste più. Diventa essa stessa la causa del dolore.
      Se ti capita una tragedia, è normale provare dolore. Ma la sofferenza e il sovraccarico di pensieri ed emozioni circolari creati dalla mente ti servono davvero?
      Con il metodo di Andrea puoi liberartene in fretta. Questo ti permetterà di ascoltare con più chiarezza la vera natura del tuo dolore, vivere con più presenza e intensità le situazioni e affrontarle al meglio. Non significa diventare insensibili o privi di emozioni. Significa diventare più presenti, diventare dei canali più puliti, in cui pensieri ed emozioni passano e fanno il loro corso in modo fluido.
      Quasi tutti noi siamo ingorgati e intasati, le emozioni e i pensieri non scorrono liberamente ma si bloccano e ristagnano. Questo provoca in noi sofferenza.
      Proprio come accade nel corpo! E infatti i pensieri e le emozioni che non scorrono e ristagnano, prima o poi generano dei problemi a livello fisico.
      Potremmo dire che il metodo Magrin è la tisana depurativa dei corpi sottili 🙂
      Un abbraccio!

  4. Non importa il problema, l’importante è dove lo senti.
    Se entri nel gruppo Facebook troverai un sacco di testimonianze e di casi pratici.

  5. Grazie a tutti per le spiegazioni, credo che mi iscriverò al corso di Roma.
    Un affettuoso saluto!
    gabriella

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