In Italia ci sono 7 milioni di case vuote o abbandonate. Vuoi cambiare vita? Ecco la soluzione.

Daria & MaximilianIntervisteLascia un Commento

Tempo di lettura: 6 minuti

In Europa il 17% delle case sono vuote, sfitte, disabitate.

E una casa su tre è abitata da single.

L’Italia, come sempre, è in cima alle classifiche (quale onore): secondo l’Istat su 31 milioni di abitazioni, oltre 7 milioni di case sono VUOTE. Stiamo parlando del 23%, quasi una casa su quattro. Con picchi del 40% in Calabria e del 50% in Val d’Aosta.

Eppure, secondo una stima molto prudenziale, oltre 50’000 persone in Italia sono senza fissa dimora e vivono (e muoiono) per strada. In realtà, se consideriamo gli immigrati e i clandestini, i senzatetto sono molti, molti di più.

Sempre secondo l’Istat, quasi il 20% degli italiani vive sotto la soglia di povertà, e di questi il 7% vive in condizioni di povertà assoluta, e cioè non ha accesso alle risorse minime per sopravvivere, secondo gli standard europei. Stiamo parlando di oltre 4 milioni di italiani che non hanno cibo, acqua, vestiti e riparo sufficienti per garantire una qualità di vita degna di questo nome, o quantomeno paragonabile al resto della popolazione italiana.

Questo nonostante il PIL (Prodotto Interno Lordo) procapite sia di oltre 30’000 Euro all’anno.

Al di là del valore (poco) realistico e sensato che può rappresentare il PIL, questo però ci fa notare due cose:

  1. C’è una fortissima disparità tra classi sociali, con pochissimi ricchi e una marea di poveri. Secondo Oxfam, il 20% degli italiani più ricchi detiene il 60% della ricchezza, mentre il 20% degli italiani più poveri detiene solo lo 0,4% della ricchezza. Per fare un paragone, i più ricchi hanno in media un PIL procapite di oltre 100’000 € all’anno a testa, mentre i più poveri hanno un PIL procapite di 700 € a testa all’anno. Significa che il 20% degli italiani più ricchi ha accesso a 14’000 volte più ricchezza, denaro e risorse rispetto agli italiani più poveri. In realtà, siccome sappiamo che l’evasione fiscale si concentra nella fascia più ricca degli italiani, questa disparità è molto più grave di così.
  2. Siamo incredibilmente, gravemente, dannatamente e pericolosamente individualisti, egoisti e separati gli uni dagli altri. Sempre più incapaci di relazionarci e condividere il nostro tempo, le nostre risorse e la nostra vita con gli altri.

Piccola nota di colore: gli italiani spendono quasi 10 miliardi ogni anno in gioco d’azzardo, gratta e vinci, lotto e lotterie varie. Con l’unico obiettivo di arricchire se stessi alla faccia degli altri (cosa che puntualmente NON ACCADE). Se questi stessi denari venissero devoluti a quel 20% di italiani sotto la soglia di povertà, potremmo almeno RADDOPPIARE il loro reddito procapite. Oppure potremmo utilizzarli per migliorare la vita della collettività, soprattutto quella delle persone più povere e disagiate.

E invece no. Come dice il proverbio? Mors tua, vita mea. Morte tua, vita mia.

Ok, non sono qui per fare la solita critica al sistema. Di retorica sull’argomento ce n’è già abbastanza. La verità è che a molte persone le cose stanno bene così (di certo a quel 20% di italiani più ricchi, ma probabilmente anche a quelli che non sono ricchi, ma nemmeno poveri, tutto sommato va bene così). E non sta certo a me decidere cosa sia giusto o sbagliato fare.

Eppure so per certo che ci sono tante persone a cui questo tipo di vita non piace. Ci sono tante persone che sono in cerca di una alternativa.

E questa alternativa non è dettata solo dal bisogno di denaro o dalle difficoltà di arrivare a fine mese. C’è molto di più.

Come dicevo prima, una casa su tre è abitata da single. Viviamo soli, separati, isolati gli uni dagli altri. Anche se molti di noi vivono in città affollate, in condominio, in palazzi con decine o centinaia di appartamenti, siamo comunque isolati e soli. Certo abbiamo degli amici, ma ognuno a casa sua. Abbiamo le famiglie, in chissà quale altra città, spesso a centinaia di chilometri di distanza.

Questo tipo di vita porta con sé tanti problemi. Oltre a quelli economici (vivere da soli aumenta considerevolmente il costo di vita procapite), c’è un problema di tempo, perché ognuno deve arrangiarsi e abbiamo sempre meno tempo per goderci la vita. C’è un problema di consumi, che vivendo da soli aumentano spropositatamente, con gravi ripercussioni sull’ambiente (l’Italia vanta un altro primato europeo: 61 auto ogni 100 abitanti). C’è un problema di aiuto e sostegno alle persone più deboli e disagiate, che devono farcela da sole e spesso vengono abbandonate o emarginate. E c’è un gravissimo problema di relazioni umane, che è il nostro nutrimento principale e la nostra prima prerogativa di vita: socializzare, comunicare, scambiare affetto e attenzioni, confrontarci, allargare il nostro punto di vista e crescere assieme.

Siamo sempre meno in grado di relazionarci in modo sano, aperto e costruttivo. Siamo sempre meno disposti a condividere la nostra vera natura, nel timore di essere giudicati, rifiutati ed emarginati, perdendo quel poco di relazioni umane che ci rimangono e che per noi sono così preziose, così vitali.

Cerchiamo un compagno o una compagna, con il desiderio di metter su famiglia, ma in realtà con il timore di rimanere soli per sempre, mentre vediamo gli amici intorno a noi che si fanno una famiglia e progressivamente scompaiono dalle nostre vite, presi come sono dagli impegni di lavoro, famiglia e figli. E anche quando mettiamo su famiglia facciamo poi molta fatica a tenerla unita, perché le difficoltà sono tante, le tensioni altissime e intorno a noi troviamo sempre meno aiuto, sostegno e direzione. Dopo 10 anni di vita assieme ci svegliamo una mattina e ci accorgiamo che, beh, non conosciamo la persona che abbiamo sposato… perché tolto il tempo in cui abbiamo lavorato, dormito, fatto la spesa e guardato la televisione… in realtà con questa persona abbiamo condiviso pochissimi momenti di vera intimità e ne sappiamo davvero poco di lei.

E allora quale potrebbe essere una alternativa per chi vuole cambiare stile di vita?

Beh, la risposta più ovvia è anche quella che spaventa di più.

Vivere in comunità??? Tutti assieme sotto allo stesso tetto??? Giammai!!! Ma che siamo pazzi???

Ecovillaggio sì… Co-housing sì… ma ognuno a casa sua, eh! Ho bisogno dei miei spazi, della mia privacy!

Quante volte, parlando di vita comunitaria, abbiamo sentito questa risposta, o l’abbiamo data noi stessi?

A me capita molto spesso.

A pensarci bene è il concetto stesso di Comunità che ci spaventa. Anche se non sappiamo bene cosa significa. Anzi, proprio perché non sappiamo più cosa significa e non ci siamo più abituati… questa cosa ci spaventa a morte e tutto sommato preferiamo restare da soli.

Come dice il proverbio? Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova. Un monito conservatore che ci impedisce di cambiare.

In realtà non si tratta di fare un salto nel vuoto o di andare incontro a chissà quali sacrifici e rinunce. I vantaggi sono innumerevoli, benché ci siano anche delle difficoltà. Eppure non è così difficile superarle e non siamo più soli a dover affrontare queste sfide.

Tante persone prima di noi hanno fatto e stanno facendo questo percorso. In Italia ci sono tante comunità, ecovillaggi ed esperienze di condivisione di vita a vari livelli. Da loro si può imparare tantissimo su come affrontare le sfide, superare le difficoltà e risolvere i problemi quotidiani di convivenza, relazione, confronto, condivisione e decisione.

Noi ne abbiamo parlato con Alessandro e Federico, che vivono da molti anni nell’ecovillaggio Lumen, uno dei più longevi e popolati d’Italia, con quasi 70 abitanti in uno spazio tutto sommato ridotto (una antica corte del 1600 nella campagna piacentina).

http://www.supernaturalcafe.it/podcast/episodio-53/

Lumen ha da tempo raggiunto l’autosufficienza e l’equilibrio, pur essendo in costante crescita: gli abitanti di Lumen, una grande famiglia, lavorano all’interno dell’ecovillaggio e il ricavato del loro lavoro viene messo in condivisione per sostenere tutta la comunità. Hanno abbattuto muri e barriere per creare grandi case-famiglia in cui vivono più di 10 persone per ogni singola abitazione, con tanti spazi in comune.

Con Alessandro e Federico abbiamo parlato delle difficoltà e delle opportunità del vivere assieme quotidianamente, così a stretto contatto. Abbiamo parlato del loro metodo del consenso, in cui le decisioni non vengono prese a maggioranza, bensì all’unanimità (il che può sembrare una sfida impossibile con 70 persone che hanno idee e opinioni differenti, ma loro ce l’hanno fatta!).

http://www.supernaturalcafe.it/podcast/episodio-53/

Se stai sognando di cambiare vita e vorresti unirti a una comunità di persone o creare tu stesso un nuovo progetto di vita in comune, se vuoi riappropriarti del tuo tempo e della qualità delle tue relazioni, se cerchi uno stile di vita più sostenibile e gratificante, questa intervista ti darà degli spunti molto preziosi, così come li ha dati a noi, che stiamo cercando di andare in questa stessa direzione.

E se pensi che ci siano altre persone come te alla ricerca di una alternativa più a misura d’uomo, in cui valorizzare le relazioni umane, sganciarsi almeno in parte dalla follia di un sistema distruttivo e alienante che non ha quasi più nulla di umano e che non ci rappresenta più… allora fai ascoltare questa intervista anche a loro.

Un abbraccio!

Maximilian & Daria

ps: siamo interessati a conoscere e intervistare persone che hanno creato o fatto esperienza in ecovillaggi, comunità, co-housing o qualsiasi altra realtà di condivisione. Inoltre siamo alla ricerca di borghi abbandonati o aree disabitate da ripopolare, al di fuori delle solite logiche ferocemente speculative dell’edilizia. Se vuoi segnalarcele e farcele conoscere, lascia un commento qui sotto! Grazie 🙂

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