Ma chi me lo fa fare di uscire dal mio piccolo e confortevole recinto?

Daria & MaximilianInterviste1 Comments

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Ogni cosa non è buona o cattiva di per sé, dipende dall’uso che se ne fa.

Il classico esempio è quello della tecnologia, che potrebbe migliorarci notevolmente la vita, se solo non ne facessimo un uso improprio. E per improprio qui intendo anche dire per esempio che non si possono passare 8 o 10 ore davanti allo schermo di un computer, e poi alzarsi da quella scrivania freschi come una rosa. Sicuramente il lavoro che abbiamo fatto in quelle ore, se l’avessimo fatto a mano avrebbe comportato molta più fatica e molto più tempo, ma non è per niente sano passare tutte quelle ore seduti davanti a un monitor!! Ma queste sono banalità, cose che tutti noi sappiamo, o forse no?

Sì, forse tu che mi stai leggendo lo sai, eppure continui a farlo. Ti ripeti che domani sarà diverso, che presto inizierai a cambiare, che nella vita ci sono cose più importanti, eppure, in un modo o nell’altro, rimani schiacciato da questo meccanismo, da questo sistema. Stessa cosa vale per me, non sono qui a fare la predica a nessuno, ma a condividere le mie esperienze e le mie sensazioni.

Negli ultimi mesi la mia vita è cambiata profondamente, come sai ci siamo trasferiti in Irlanda e siamo ripartiti da zero. Una nuova casa, dei nuovi amici, niente più punti di riferimento stabili e rassicuranti che ci facevano restare nella nostra zona di comfort. (Apro una breve parentesi: la zona di comfort è quella zona in cui possiamo e riusciamo ad agire senza sentirci a disagio, in cui non abbiamo ansie né preoccupazioni. E’ il piccolo recinto entro il quale siamo abituati a muoverci, e lo conosciamo così bene, l’abbiamo abbellito così tanto e reso talmente familiare che, anche se a volte qualcuno ci apre la porta del recinto e ci invita ad uscire, difficilmente lo facciamo. Si sta così bene lì, ma chi ce lo fa fare di uscire a scoprire il mondo? C’è una fase della nostra vita in cui ci lanciamo in questa esplorazione, ma poi chissà perché a un certo punto questa forza di propulsione che ci vuole spingere lontano fino ai confini del mondo si ferma, e noi da un giorno all’altro ci ritroviamo a pascolare mansueti nel nostro piccolo prato verde.)

Da un lato è stato molto doloroso e molto faticoso uscire dalla nostra zona di comfort, dall’altro è stato decisamente liberatorio. Sì, perché in Italia abbiamo lasciato una parte di noi, e tutta una serie di meccanismi e automatismi che (ce ne siamo resi conto solo qui!) ormai governavano la nostra vita da diversi anni. Abitudini sia esteriori (ad esempio il modo di scandire la giornata tra lavoro, passeggiate, famiglia, rapporti sociali etc.) che interiori, pensieri e atteggiamenti che ormai agivano con il pilota automatico e che avevano preso il controllo su di noi e sulla nostra vita. Arrivare qui e vederlo dal di fuori è stata un’esperienza molto difficile. Ma uscire dal nostro comodo recinto ci ha aiutati a vedere le cose con più distacco, e a darci la forza per iniziare a innescare nuovi meccanismi in noi. Non è una conquista definitiva, ma un lavoro che facciamo ogni giorno, sia per distaccarci dai nostri vecchi personaggi (le maschere di comfort che ci eravamo costruiti a casa) sia per evitare di ricadere nello stesso errore, e quindi di ricostruirci anche qui, in questa nuova situazione, una nuova zona di comfort.

Questi sono recinti che ci costruiamo da soli, ma ci sono molti recinti che ci vengono costruiti intorno dalla società in cui viviamo. Ci dicono quello che dobbiamo pensare, come dobbiamo vestirci, come pettinarci, come dev’essere il nostro corpo, come comportarci, dove andare in vacanza, quale religione seguire, cosa sia bene e cosa sia male, quale sia il nostro ruolo nella società etc. etc. Ogni singolo aspetto della nostra vita è in qualche modo “normato” da una legge non scritta ma tacitamente approvata dalla maggioranza, a cui appunto la maggioranza si attiene.

Anche il nostro corpo è diventato un recinto. Soprattutto per le donne, ma ormai sempre più anche per gli uomini, il corpo è diventato una macchina da riassettare, seguendo parametri oggettivi e meccanici quasi fosse un’automobile (come dicevamo la scorsa settimana a proposito dei medici e la loro visione del corpo umano…). Una limatina lì (pancia piatta e super tonica, via qualche cuscinetto di troppo sulle cosce…), un’aggiustatina là (zigomi un po’ più pronunciati, pelle un po’ più tirata in viso…) una ritoccatina in zone “strategiche” (seno e labbra da gonfiare un po’, quanto basta…) ed ecco la ricetta per la donna “perfetta”, quella che tutti devono desiderare e a cui tutte le donne devono attenersi perché la maggioranza le vuole così…

Oggi si fa un gran parlare di parità di genere: le donne si sono emancipate da una vita prettamente domestica, hanno la possibilità di raggiungere posizioni chiave nel mondo del lavoro e di agire e muoversi liberamente nella società. Ma esiste davvero una parità di genere nel mondo attuale? Abbiamo davvero totale libertà su noi stesse, possiamo scegliere cosa essere e come diventarlo? Probabilmente no, probabilmente siamo ancora “schiave” in un recinto di finta libertà che ci è stato costruito appositamente intorno. Il nostro corpo è solo uno tra le nostre numerose gabbie, a volte imposte dall’esterno, a volte, come dicevo in apertura, autoimposte da noi stessi.

La domanda chiave ora credo però che sia: qual è la nostra vera libertà di donne? Qual è il nostro ruolo nel mondo di oggi, e come possiamo fare sì che il nostro contributo aiuti questo pianeta ad evolvere in modo positivo per noi e per tutte le altre creature? Cosa possiamo fare in quanto donne per migliorare noi stesse e il mondo in cui viviamo?

Giovanna Lombardi, scrittrice e documentarista, da anni è appassionata ricercatrice di misteri e di tematiche femminili. Dal 2013 tiene una pagina facebook intitolata “Donne che ballano sotto la pioggia”, dedicata alle sorelle pakistane Basra e Sheeza Noor, uccise per aver ballato sotto la pioggia ed essersi fatte riprendere. Nel 2014 ha realizzato un documentario dal titolo “Sciamane, donne che si risvegliano”, sulla fondazione del Cerchio Planetario delle donne, sullo sciamanesimo femminile e sul culto della Dea, lavoro dal quale è nata l’idea di scrivere un libro su queste tematiche.

http://www.supernaturalcafe.it/podcast/episodio-35/

Giovanna racconta la sua affascinante visione della donna e del suo ruolo nella società attuale: per Giovanna le donne sono per natura sciamane, e grazie alla ciclicità della loro natura dovuta al ciclo mestruale, le donne hanno un grande potenziale sciamanico di connessione con altri mondi, altre realtà, altre saggezze.

E qui allora ritorniamo alla domanda iniziale: ma chi me lo fa fare di uscire da questo bel recinto, e diventare la pecora nera additata da tutti come “diversa”? Non è facile, uscire e far sentire la propria voce fuori dal gruppo. Credo che ognuna di noi debba trovare dentro di sé le sue personali motivazioni per farlo. Ma se impariamo a connetterci profondamente con noi stesse e ad ascoltare la nostra voce interiore, sono sicura che la risposta dentro di noi arriverà! E’ tempo anche per noi di agire, e di uscire dal recinto! 🙂

http://www.supernaturalcafe.it/podcast/episodio-35/

“[…] è un invito a tutte le donne a unirsi nella ricerca, per scoprire chi siamo veramente, partendo da una conoscenza dell’eredità del nostro passato come qualcosa di più di semplici frammenti spezzati e sepolti in una cultura maschile. […] Con questa comprensione potremo anche arrivare a vedere noi stesse non come le eterne aiutanti, ma come agenti attivi; non come assistenti decorative o convenienti per gli uomini, ma come individui a pieno titolo, responsabili e competenti. L’immagine di Eva non è la nostra immagine.” Merlin Stone

http://www.supernaturalcafe.it/podcast/episodio-35/

Buon ascolto!

Maximilian & Daria

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