Che la scuola italiana sia in profonda crisi, ce ne siamo accorti tutti. Tagli al budget, insegnanti precari, materiali didattici obsoleti, crepe nei muri, soffitti che crollano, manca pure la carta igienica nei gabinetti…
Eppure non è questo il tipo di crisi di cui sto parlando. Non è questo il vero problema.
E’ il modello educativo scolastico ad essere in crisi. Un modello sempre più scollegato dalla realtà, che non è sostenibile né per gli studenti, né per gli insegnanti.
Ore e ore seduti sui banchi di scuola, immobili, chiusi in un edificio, obbligati a concentrare la propria mente e la vista per lunghe ore, passando rapidamente da un argomento all’altro, imparando a memoria nozioni teoriche spesso noiose, senza la possibilità di utilizzare il corpo per apprendere o almeno per scaricare le tensioni in eccesso.
Un modello di apprendimento basato sul voto e sulle performance individuali, che promuove la competitività anziché la cooperazione. Un modello che obbliga gli studenti a uniformarsi e omologarsi a uno standard uguale per tutti, che non stimola e non valorizza le differenze, i talenti e l’unicità dei singoli individui.
Sei un genio in matematica ma non sei bravo in italiano? Rischi la bocciatura! E anziché farti lavorare per migliorare il tuo grande talento e la tua passione, ti obbligo a lavorare sull’aspetto su cui sei più carente. Perché devi essere uguale a tutti gli altri. E’ il programma scolastico. Ordini dall’alto. Bisogna obbedire.
E se un allievo fatica a concentrarsi e sente il bisogno di muoversi, lo stronchiamo dicendo che soffre di “deficit di attenzione” e “sindrome da iperattività”, lo reprimiamo, lo puniamo con una nota disciplinare, come fosse in caserma.
E dopo aver lavorato tutta la mattina, deve anche fare i compiti al pomeriggio e durante le vacanze. Del resto la scuola non è mica un luogo dove ci si diverte. I nostri figli hanno avuto ben 5 anni di infanzia per divertirsi, ora devono prepararsi per la vita vera, per il mondo del duro lavoro e del sacrificio. Perché la vita, si sa, è così.
Dovremmo chiederci onestamente perché così tanti ragazzi odiano la scuola. Anzi, dovremmo chiederlo a loro, se solo avessimo il coraggio di ascoltarli davvero.
E se abbiamo a cuore il benessere dei nostri figli, dovremmo fare qualcosa per offrire loro un’alternativa davvero sana e sostenibile.
Ma come fare? In fondo stiamo parlando della scuola dell’OBBLIGO, siamo obbligati a fare così, non ci sono alternative, non c’è scelta! E poi anche noi genitori siamo andati a scuola, anche per noi è stata dura… ci siamo passati tutti, è sempre stato così e sarà sempre così. E’ la vita.
E questo è proprio il modo in cui addestriamo i nostri figli a ragionare: il mondo è fatto così, abbiamo sempre fatto così, non si può cambiare, bisogna adeguarsi e fare come fanno tutti gli altri, non c’è scelta!
FALSO!!!
La verità è che le alternative ci sono. E se anche non ci fossero, se davvero abbiamo a cuore il bene dei nostri figli, allora le alternative le dobbiamo creare noi genitori. Per i nostri figli e per il bene di tutta la comunità, perché i giovani di oggi sono gli adulti di domani, il futuro della nostra società.
Nel nostro villaggio sulle colline, un gruppo di mamme e di educatrici con grande volontà e immensa passione hanno realizzato un progetto di Pedagogia della Natura.
Un progetto in cui si fa scuola nel bosco.
Il progetto era rivolto ai bambini in età prescolare, poi è stato esteso anche ai bambini della scuola primaria. Le mamme e le educatrici hanno studiato in modo approfondito la Forest Pedagogy, frequentando corsi fino in Svizzera, dove questo modello educativo di Pedagogia in Natura è molto più radicato e consolidato.
Nel bosco vicino a casa nostra è stato realizzato un bellissimo e accogliente spazio per i bambini, le mamme e le educatrici, all’aperto immerso nella natura.
Dopo alcuni anni di sperimentazione, con ottimi risultati e grandi soddisfazioni, le mamme e le educatrici hanno deciso di creare un progetto di Asilo in Fattoria, a cui abbiamo partecipato anche io e Daria.
Tutti assieme abbiamo creato questo asilo partendo da zero, ognuno contribuendo con i propri talenti e la propria energia. Prima abbiamo costruito l’aula, ristrutturando una vecchia stalla della fattoria. Poi le mamme e le educatrici hanno organizzato assieme le attività didattiche, la preparazione dei pasti, il trasporto, la raccolta dei fondi per sostenere le spese e tutto il resto.
Un vero progetto collaborativo, nato dal basso.
Il primo anno di sperimentazione è andato molto bene. I bambini passano quasi tutto il tempo fuori all’aperto a giocare, immersi nella natura e in mezzo agli animali, anche quando piove o nevica. E sono felici!
Questo progetto ci ha insegnato tanto. Ci ha mostrato che volere è potere e che l’unione fa la forza. Certo, abbiamo fatto dei sacrifici, abbiamo lavorato sodo, fatto mercatini per raccogliere i fondi, abbiamo discusso in cerchio per trovare un accordo nonostante i diversi punti di vista e le opinioni a volte contrastanti. Eppure la ricompensa è stata grande, per noi, per i nostri figli e per tutte le persone che vorranno fare un’esperienza simile alla nostra.
Se vuoi saperne di più su questa esperienza e sui benefici e l’importanza della Pedagogia in Natura, abbiamo intervistato una delle educatrici, Giorgia Salati.
http://www.supernaturalcafe.it/podcast/episodio-54/
Se ti stai chiedendo… quali sono i primi passi da fare per creare dal basso un progetto educativo in natura? Quali sono le pratiche burocratiche? Perché è importante lasciare esprimere liberamente il bambino in mezzo alla natura? Ma è pericoloso? I bimbi vengono lasciati liberi senza nessun tipo di controllo o di lavoro strutturato? Possono farsi male? E se poi prendono freddo e si ammalano?
Parliamo di tutto questo all’interno dell’intervista. Ascoltala e troverai tutte le risposte!
http://www.supernaturalcafe.it/podcast/episodio-54/
Ricorda: un’alternativa è sempre possibile. Volere è potere!
Buon ascolto!
Maximilian & Daria