Recentemente ho (ri)iniziato a leggere un libro che avevo preso diversi anni fa, quando lavoravo in una comunità di accoglienza per minori stranieri non accompagnati.
Il libro si chiama Genitori Efficaci: educare figli responsabili di Thomas Gordon. Allora l’avevo preso con tutti i migliori propositi: facevo un lavoro che mi piaceva e mi appassionava, nonostante tutte le difficoltà, e sentivo che ci doveva essere un modo per entrare in contatto con quei ragazzi, tutti chiusi nei loro gusci, con tutti i loro problemi di adolescenti, di minorenni soli, stranieri in un paese di cui a malapena conoscevano la lingua, alcuni di loro con precedenti penali.
Ci doveva essere un modo per andare oltre alle barriere linguistiche, oltre alle barriere culturali, oltre al ruolo educatore-utente, e arrivare a capirsi a un livello più profondo, ascoltandosi, capendo i bisogni reciproci, le emozioni e i desideri.
Certo io non ero la loro madre biologica, ma in quel contesto, insieme ai miei colleghi, noi ricoprivamo in un certo senso il ruolo di “genitori” di tutti quei ragazzi, e dovevamo imparare a capirci ed ascoltarci tutti quanti, come in una grande famiglia.
Ma allora qualcosa andò storto, e non riuscii a finire di leggere il libro. Diciamo che c’erano troppe dinamiche al di là del mio controllo, e dopo qualche tentativo con qualcuno di quei ragazzi, peraltro secondo me molto positivo, decisi di rinunciare. Così il libro finì sullo scaffale ad aspettare momenti migliori.
Ora sono passati sette anni; sono madre di un bellissimo bambino che tra poco compirà tre anni (già tre anni, aiuto!!), e ogni giorno mi ritrovo a dovermi scontrare con qualche piccolo o grande conflitto.
Qualche mese fa decisi che era arrivato il momento di riesumare quel libro dallo scaffale e dopo una bella soffiata alla polvere, pronti via, ho ricominciato a leggero. Devo dire che stavolta è stato a tutti gli effetti illuminante. Sarà la necessità impellente di riportare la mia quotidianità a una soglia di tollerenza e vivibilità?! Sarà che ora sono madre, e vivo l’esperienza in modo diretto e molto più forte?! Chissà, fatto sta che questo libro è stato davvero molto prezioso per me in questo periodo, e voglio spiegarti il perché.
1) Noi trattiamo di solito i nostri figli, e i bambini in generale, come se non fossero delle persone a tutti gli effetti. Ci permettiamo dei comportamenti con loro, che non ci permetteremmo mai di usare con altri adulti (ad esempio con nostri amici, o familiari. Beh, forse solo il nostro compagno e la nostra compagna hanno questo “privilegio”, di solito mostriamo loro il nostro lato peggiore!!).
2) Nel comunicare qualcosa ai nostri figli, tendiamo sempre ad utilizzare il pronome tu/voi. Ad esempio: “Tu mi fai arrabbiare”, “Tu non ascolti mai quello che ti dico”, “Tu non capisci perché sei troppo piccolo” etc., e ovviamente anche i nostri figli ci rispondono a tono, per cui la discussione diventa un infinito rimpallarsi di accuse e giustificazioni per respingere tali accuse.
3) Raramente riusciamo ad ascoltare veramente con tutti noi stessi ciò che i nostri figli vogliono comunicarci, perché appena loro aprono bocca nel nostro cervello si aprono i soliti film mentali che ci facciamo quotidianamente e iniziamo ad interpretare le loro parole dal nostro punto di vista, a giudicarli, a dare le nostre soluzioni e i nostri suggerimenti (spesso non richiesti! A volte i nostri figli hanno solo voglia di comunicarci qualcosa, di parlarci di una loro paura, di una loro preoccupazione, o di una loro gioia, e non si aspettano una soluzione chiavi in mano! Magari vorrebbero provare a risolvere da soli le loro sfide quotidiane…)
4) Di solito i genitori ricadono in due tipi di errori, di estremi. O sono troppo severi e rigidi, e quindi la vogliono sempre avere vinta loro e non ne fanno passare una ai figli (crescendo figli arrabbiati e frustrati), oppure sono eccessivamente permissivi, rinunciando ai loro bisogni e lasciando fare ai figli tutto ciò che vogliono (con la conseguenza di crescere figli viziati e deboli, perché incapaci di confrontarsi e di lottare per ciò che vogliono).
Ma allora, come possiamo fare per costruire un rapporto sano ed armonioso con i nostri figli?
- Immaginiamoci di avere di fronte un amico o un conoscente, come ci comporteremmo in questo caso?
- Proviamo a parlare in prima persona: “Io sono arrabbiata/o perché non mi sento ascoltata”; “Quando butti in terra gli oggetti mi sento triste e spaventata perché ho paura che tu ti faccia male e che si rompa qualcosa” etc.
- Proviamo semplicemente ad ascoltare, a creare un contatto empatico con loro, a metterci nei loro panni, senza giudicarli e senza dare le nostre soluzioni (anche se richieste, proviamo ad aiutarli a trovare da soli la soluzione ai loro problemi).
- Esiste quello che Gordon chiama “il metodo senza perdenti”: non c’è un genitore (o un figlio) che impone forzatamente la propria volontà, ma una comunicazione efficace che permette ad entrambe le parti di sentirsi capita ed ascoltata.
Ho sintetizzato al massimo, ma ovviamente l’applicazione di questo metodo richiede tanta pratica, e tanto sforzo! Io ci sto provando, e devo dire che i risultati sono molto incoraggianti!!
Quasi tutti noi quando eravamo figli dicevamo “Io quando sarò madre/padre non mi comporterò mai così, perché ci sono passata/o, so cosa vuol dire!!” e poi succede qualcosa tra i 25 e i 35 anni, non so quando, non so cosa, ma è come se ci resettassero i file nel cervello, e improvvisamente, iniziamo a comportarci esattamente nello stesso modo in cui i nostri genitori si sono comportati con noi. Come se qualcuno premesse un interruttore, e noi entrassimo all’improvviso nel mondo dei genitori, esattamente dalla parte opposta a dove siamo stati finora!! E’ molto strano, qualcuno sa dirmi perché!? 🙂
Comunque, alla fine, come sempre, tutto ruota intorno a noi. Chiediamoci: come sto io in questa situazione? Cos’è che mi fa arrabbiare? Quali nodi irrisolti questa cosa va a toccare? Questo problema riguarda il mio essere genitore o riguarda piuttosto situazioni irrisolte o traumi vissuti come figlia/figlio? Sono davvero ciò che dico? Metto in pratica le mie parole? Sono davvero un esempio? Cosa mi sta chiedendo mio figlio? Come possiamo far incontrare i nostri rispettivi bisogni? Etc. etc.
Ricordiamoci che i nostri figli sono i semi del mondo che verrà… come vogliamo che sia questo mondo?
Oggi abbiamo parlato proprio di questo con Luisa Mario, appassionata ricercatrice nell’ambito dell’infanzia che da ormai 15 anni si occupa di benessere, crescita personale, educazione e rapporti genitori-figli.
http://www.supernaturalcafe.it/podcast/episodio-26/
Luisa Mario propone un approccio all’educazione che sposta l’accento dalla figura del bambino a quella del genitore: non puoi educare i tuoi figli se prima non educhi te stesso. Luisa aiuta i genitori, attraverso un particolare processo basato sul Movimento Arcaico, a recuperare il proprio istinto genitoriale, che oggi la maggior parte di loro (anzi devo dire di noi) ha perso, per migliorare la propria vita e, a catena, anche quella dei propri figli.
http://www.supernaturalcafe.it/podcast/episodio-26/
Buon ascolto!
Daria & Maximilian